C'è un gran dibattito in corso sugli effetti positivi per l'ambiente e la qualità dell'aria che avrebbe il sostanziale blocco di una buona parte dell'economia italiana, conseguente alle misure adottate dal Governo per contrastare la diffusione del coronavirus sul territorio del nostro Paese. Non si tratta di altro che la riproposizione, in Italia, di quanto già discusso in merito alla Cina che, ancor più del nostro Paese, nelle settimane scorse ha fermato moltissime attività produttive. La domanda che si fanno tutti è: il blocco delle attività produttive, la chiusura delle scuole e la diminuzione del traffico veicolare causati dal coronavirus hanno fatto calare i livelli di emissioni di polveri sottili e altri inquinanti?
Inquinamento e coronavirus: i dati dei satelliti
Santiago Gassó, scienziato della Nasa esperto di aerosol e particelle inquinanti e del loro rilevamento tramite le immagini satellitari, ha pubblicato l'11 marzo sul suo profilo privato su Twitter (e non su quello della Nasa, come erroneamente riportato da molti giornali) quattro immagini dalle quali è possibile rilevare una diminuzione delle concentrazioni di biossido di azoto (NO2, uno dei famosi e pericolosi NOX) su gran parte dei cieli d'Italia. Le immagini si riferiscono alle concentrazioni di NO2 il 14 febbraio, il 24 febbraio, il 4 marzo e l'8 marzo. Secondo Gassó "In un mese c'è un chiaro decremento dei livelli di NO2 (un indicatore di inquinamento) nel Nord Italia". Un simile effetto si era registrato in Cina a inizio marzo.
Inquinamento e coronavirus: i dati delle Arpa
Se Gassó condivide i dati fotografati dall'alto, le Arpa (Agenzie Regionali Protezione Ambiente) comunicano invece quelli captati dal basso, tramite le centraline di rilevamento sparse sul territorio. In questo casi il dato rilevato è quello di PM 10 che, per legge, non devono superare i 50 microgrammi per metro cubo di aria. Anche in questo caso i dati dicono che il calo dell'inquinamento c'è: mercoledì 11 marzo, ad esempio, nessuna centralina ha rilevato una concentrazione di PM 10 oltre i 25 microgrammi. Nei dieci giorni precedenti, quando il blocco è diventato man mano più stringente, la concentrazione variava tra i 20 e i 40 microgrammi per metro cubo. Dal primo gennaio 2020 all'inizio dell'emergenza coronavirus, invece, c'erano stati ben 44 giorni di superamento della soglia di legge di 50 microgrammi, con picchi di oltre 78 microgrammi.
Meteo o coronavirus?
Il calo dell'inquinamento, quindi, c'è stato veramente. Ma potrebbe essere una coincidenza dettata dal meteo: in molte parti del Nord Italia, infatti, poco prima di queste rilevazioni incoraggianti ci sono state forti piogge e vento che hanno spazzato via dall'aria un bel po' di inquinanti. Al contrario dei giorni precedenti: una lunga siccità, unita a poco vento. E' sempre difficile, quindi, collegare dati così complessi a una o poche cause. Ma è certo che le fonti principali dell'inquinamento sono quattro: centrali elettriche, caldaie domestiche, attività produttive e traffico veicolare. In questi giorni in cui l'Italia è costretta a stare a casa per proteggersi dal coronavirus di sicuro il traffico è crollato. Ma andiamo incontro alla primavera e spegneremo le caldaie. Come faremo a distinguere il calo dell'inquinamento di ognuno di questi fattori?